Perché sono diventata arteterapeuta?
Arte terapia per me è un po’ come un lavoro di detective e di esploratrice ben mischiati insieme.
Tanti punti interrogativi, tante variabili da rivelare, tanti mondi/spazi interiori da esplorare.
E tanti pezzi da capire, da collegare, unire, accettare, per essere poi una testimone della trasformazione, del cambiamento di qualcun’altro.
A che serve tutta questa fatica mi chiederete?
Semplicemente per trovare il senso, vivere una vita significativa e completa, per avere sollievo
e per il benessere.
Recentemente mi hanno chiesto di dire qual’ è la mia motivazione che spinge a fare questo lavoro da arteterapeuta.
Allora tutto sta qui secondo me: tutto comincia con la curiosità.
COSA MI HA SPINTO A DIVENTARE ARTETERAPEUTA
Da quando mi ricordo sono sempre stata attratta da quello che non si vede o a quello che non si vede facilmente e così che naturalmente l’incontro con il lato oscuro, con i nostri mostri privati, mi ha fatto paura nella stessa misura in cui mi ha lasciato impressionata.
Da quando mi ricordo, ho una grande voglia di guardarli negli occhi e quando ho l’onore di farlo, proprio lì trovo l’essenza dell’essere umano… ogni volta è la stessa scoperta, ma la strada è sempre diversa e sorprendente per arrivare a quel punto.
Fino a qui, tutto chiaro, solo che non mi bastava la ricerca analitica.
I pensieri, le parole hanno il loro peso e importanza, ma io seguivo e fin oggi, anche le mie mani. Per me sono intelligenti e collegate all’ interiore in un modo diretto e aperto, un pò intendo con la stessa qualità dell’innocenza infantile, che per me vuol dire che la verità sta proprio lì.
E ho dovuto perseguire anche questa strada.
È stato molto naturale e molto bello unire queste due strade, i miei due amori.
La scoperta del campo dell’arte terapia è stata una grandissima scoperta per me, perché è un campo che contiene una sapienza umana vasta e profonda e sono cresciuta tantissimo nel percorso dell’apprendimento.
Di conseguenza, e da grande, sono riuscita a sviluppare la consapevolezza che il mondo mentale ha un maggiore impatto sulla qualità della vita, mia e di tutti coloro che mi circondano.
Oltre questo, mi sento molto fortunata che la mia occupazione contiene un aspetto magico… Si, si, c’è la magia. Essa principalmente riguarda le cose che non si sa come spiegarle diversamente e che toccano il divino.
CHE SFIDA AFFRONTO NEL PERCORSO TERAPEUTICO
Per esempio dallo studio non si sa spiegare perchè in un certo istante è finito un percorso di maturazione di una comprensione riguardante una tematica importante, tipo: “Si!! Posso arrabbiarmi senza perdere l’amore di chi mi sta vicino”.
Non so come può suonare questo fatto, ma per uno può avere un grande effetto perché è una cosa leggere la frase e completamente un’altra cosa viverla…comunque, questa comprensione ha attivato una catena di eventi interiori che creano onde nella vita reale. Un sentimento che fino a quel punto è stato oppresso, si è liberato ed è stato accettato come un sentimento legittimo, umano, possibile e viverlo, provarlo senza sentire più la paura che ci sarà una perdita di qualcosa, ma più un guadagno di essere così senza il giudizio se è bello o brutto, giusto o sbagliato, solamente come è un pezzo di verità!
Ovviamente qui entra la sfida: come in un caso da risolvere, sta nella scoperta del conflitto, nella identificazione del problema e anche le fonti della forza che uno ha.
Per me entrare nel percorso da arteterapeuta vuol dire che ci vuole pazienza, tempo, esperienza e un buon senso per scoprire i conflitti principali, i dolori veri, le risorse che una persona prova e tante volte non sempre sa mettere il focus su essi.
Allora prima va definito il problema e poi va risolto.
Poi oltre questi motivi che spiegano la mia scelta di diventare arte terapeuta, c’è anche la condivisione delle risorse. E mi spiego: credo che tutto è UNO, tutto il sistema della vita è unica, dall’uomo fino al piccolo granello del sale e se tutto è collegato e un componente del sistema ha le risorse per sostenere altri componenti dello stesso sistema vitale, allora prende il carico di condividere le sue risorse con chi li serve.
E’ ovvio che tutto è rotondo, un enorme cerchio di movimento e così è che chi è stato sollevato, rinforzato, può vivere bene la sua vita e può diventare una risorsa per altri. Un po’ come nel concetto di fare un passaggio avanti: per esempio quando una madre trova l’equilibrio, riesce ad insegnare i suoi figli di regolare le loro emozioni, riesce a sentire il visibile e che ha valore, riesce a crescere e curare se stessa e i suoi figli. Ma mica la storia finisce qui…io ho lavorato con una donna sola, ma le onde vanno avanti, l’esperienza positiva dei suoi figli saranno registrate nella loro esperienza nella vita e sarà quello che loro insegneranno ai loro figli e di generazione in generazione…
Poi, immagina che il lavoro si fa non dalla porta convenzionale, ma si entra dentro il mondo di una persona da una porta non verbale che tante volte aiuta a staccarsi dalle convinzioni limitanti che abbiamo e così anche coi materiali, i processi creativi stessi aprono nuove prospettive sulla vita stessa, sui problemi che sembravano irrisolvibili ma dopo di che si trasformano in mosse reali, benefiche.
E si, io parlo e penso nella lingua dei materiali e per me essere un’artista mi chiede di avere la concentrazione verso di me. Creo dal mio dentro, dal mio mondo ed essere arteterapeuta, mi chiede l’attenzione verso fuori usando il mio mondo interiore come un canale per l’altro, ma con la concentrazione verso l’altro. Allora la connessione tra il mio dentro e il fuori per me è un ottimo modo di equilibrare i miei bisogni.
Perchè tutto sta in movimento e mi piace contribuire ai movimenti degli altri, nelle loro ricerche.
Perchè lo posso e mi piace farlo e Perchè no.